Teatro

SPECIALE RFF 2014: 'Amami un po'' i complotti sulla morte di Marylin.

 SPECIALE RFF 2014: 'Amami un po'' i complotti sulla morte di Marylin.

Per Amami in po', di cui firma testo e regia, Michele Di Francesco attinge in maniera libera e fantasiosa alle tante teorie cospirative che hanno accompagnato la morte di Marilyn Monroe.
Più che suggerire i dubbi, gli indizi e i dettagli che sollevano più di qualche sospetto sulla veridicità del suicidio della Diva, Di Francesco dà per certa la ricostruzione che propone e la presenta al suo pubblico con i canoni (l'impianto realistico, i dialoghi serrati), gli stilemi (gli interni borghesi con i dettagli del buduoir di Marylin, la caratterizzazione a tutto tondo dei perosnaggi maschili e femminili) e la scansione narrativa (flashback esplicativi dopo la morte della diva con la quale lo spettacolo si apre) dei film anni '60.

Un'intuizione felice che avrebbe necessitato di una maggiore precisione dal versante realistico (tutti parlano di suicidio quando l'unico che ha il titolo per attestarlo è il medico legale che in scena non compare mai)  ma che ha un suo fascino retrò, come retrò è, oggi, nel 2014, la fascinazione per questo tipo di attrice d'altri tempi considerata "bella e sciocca".

Unico merito del testo è quello di mostrare invece come Norma Jean Mortensen in arte Marylin Monroe fosse tutt'altro che scioca e che Marylin era un ruolo che Norma Jean recitava con piena consapevolezza. 
Dispiace solo che il ruolo di donna soggiogata così icasticamente cancellato da una Marylin così consapevole di sè ritorni prepotentemente nel suo ruolo di donna amata e tradita ribadito nel finale,  quando Marylin, rediviva, canta la canzone (ben interpretata dal vivo da Dragone) che dà il titolo allo spettacolo, nella quale chiede di essere amata un po' (dai due Kennedy dei quali è stata amante).

Bravissima Vera Dragone che interpreta Marilyn senza tentare la carta dell'emulazione emanando una sensuale autorevolezza che le deriva dal suo essere un animale da palcoscenico che, nonostante la regia distratta la getti sulla scena senza tante indicazioni,  qualunque cosa faccia sulla scena le riesce bene.

Bene anche il resto del cast.

Se Claudio Crisafulli è troppo giovanile d'aspetto per interpretare  con credibilità  l'agente di polizia, Marco Martino è un Bob Kennedy azzeccatissimo, credibile nel suo ruolo quanto Dragone è credibile in quello di Marylin.
Lapo Mantelli recita invece il ruolo dello psichiatra di Marylin con troppo autocopiacimento mentre Lavinia Fiorani sa diventare davvero una donna di quegli anni e Manuel Berardicurti  sembra uscito direttamente da un film di Howard Hawks.
Un po' impacciata Federica Lenzi ma non dipende dall'interprete bensì dalle incongruenze del personaggio che interpreta. 

Le mancanze di un testo poco attento alla psicologia dei perosnaggi e più preoccupato alla resa d'insieme del racconto oleografico che allestisce, sono sopperite da ogni singolo e singola interprete nei limite del margine di manovra che i ruoli permettono loro, ma abbastanza da condurre in porto uno spettacolo che sa farsi vedere nonostante una regia che non sembra savvero sapere cosa voglia dire dirigere.

E dopo gli applausi, finito lo spettacolo, viene spontaneo domandarsi il perchè del suo allestimento.

ROMA FRINGE FESTIVAL 2014 - Amami un po'